Cibi Nomadi. Adattamenti e ibridazioni nelle cucine degli immigrati: il caso della diaspora italiana

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DOI:

https://doi.org/10.14195/2976-0232_2_10

Palavras-chave:

Cibo nomade, diaspora alimentare, ibridazione culinaria, cibo e media, cucina italiana, XX-XXI secolo

Resumo

Il cibo è un elemento cruciale nella costruzione e nel rafforzamento delle identità, soprattutto nel contesto migratorio, dove l'indebolimento dei legami affettivi dovuto alla distanza fisica può generare un senso di perdita irreparabile. Nell'esperienza dei migranti, il cibo e i rituali ad esso associati svolgono un ruolo fondamentale, fungendo da ponte tra il presente e il proprio passato emotivo. Il "cibo di casa" diventa uno degli strumenti più potenti per preservare e mantenere vive le identità individuali e collettive.

La migrazione mette a dura prova i ricordi legati al cibo, sottoponendoli a cambiamenti e adattamenti. Le ricette di famiglia si evolvono, ma nella mente di chi le prepara e le consuma restano sempre il familiare "cibo di casa". Col tempo, esse si trasformano nel "cibo della memoria", un archivio sensoriale che evoca ricordi ed emozioni legati al passato: il sapore dell'infanzia, il profumo della cucina dei nonni, il piatto condiviso durante le feste di famiglia. Ogni boccone diventa un viaggio nel tempo, capace di far rivivere storie e tradizioni. Gusto e olfatto si intrecciano alla nostalgia, trasformando il cibo in un ponte tra passato e presente. In questo modo, cucinare non è soltanto un atto di nutrimento, ma anche un'espressione di narrazione e identità.

Questo articolo intende inserirsi nella riflessione sulle pratiche alimentari e, concentrandosi sulla diaspora italiana, esplora come abitudini culinarie, rituali e memorie rivestano un ruolo centrale in tutte le esperienze migratorie.

 

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Publicado

2025-10-29

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