Plutarco e il “silenzio” di Platone: sulla III Questione Platonica
DOI:
https://doi.org/10.14195/0258-655X_16_5Palavras-chave:
Omissione, Plutarco, Platone, Ontologia, Linea DivisaResumo
Le Questioni Platoniche raccolgono dieci esercizi esegetici plutarchei condotti su passi platonici oscuri o contraddittori. Nella terza Questione (1001c-1002e), Plutarco esamina un problema teorico relativo alla similitudine della “Linea Divisa” (Resp. 509d6-511e5): quale segmento è “più grande” (meizon, 1001d), quello sensibile o quello intelligibile? Nel sintetizzare il contenuto della similitudine platonica, Plutarco omette sorprendentemente il riferimento, presente nel testo di Platone, al “criterio” che dovrebbe sancire la differenza tra il segmento superiore e quello inferiore: la sapheneia (Resp. 511e: ὥσπερ ἐφ ̓ οἷς ἐστιν ἀληθείας μετέχει, οὕτω ταῦτα σαφηνείας ἡγησάμενος μετέχειν). Come dovremmo interpretare questo “silenzio”? Il mio obiettivo è dimostrare che l’omissione di Plutarco potrebbe essere volontaria, poiché mira a conferire alla quaestio uno sviluppo argomentativo più originale, graduale e analitico, nonché una risoluzione più perspicua. In particolare, il silenzio iniziale di Plutarco gli offre l’opportunità di argomentare accuratamente contro qualsiasi interpretazione quantitativa o materialistica del termine meizon. Qualsiasi lettura dell’ontologia platonica riduca la dimensione intelligibile a una realtà “elementare” (cioè, a una basata su elachista) deve essere rifiutata. La differenza tra il segmento sensibile e quello intelligibile (e, pertanto, la superiorità del secondo rispetto al primo) deve essere posta in termini ontologici. Ma la sapheneia aveva esattamente questo significato nel suo contesto platonico di provenienza: quindi, la sua omissione al principio della quaestio si rivela funzionale, per Plutarco, a guidare gradualmente il lettore/allievo verso la soluzione dello zetema.
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